19 Mag 2013 - Velleja Romana-La Pompei del Nord ITALIA (PC)
Correva l’anno 158 A.C.:dopo ottant’anni di scontri e guerriglie i Romani riescono a sottomettere la fiera popolazione dei “Vejelatis” che dalla preistoria occupano un vasto territorio a sud del Po,un territorio che si stende dal fiume fino al crinale appenninico che si affaccia sulla Liguria,un territorio che fa gola ai conquistatori per le sue risorse agricole e boschive ,ma sopratutto per la sua posizione di collegamento fra la pianura e il mar Ligure.
Per controllare efficacemente questo territorio viene fondata una città a cui
viene assegnato il nome di Veleja,forse per compensare moralmente i vinti,
che dimostrano la volontà di integrarsi con i conquistatori,che acquisirono la cittadinanza romana nella seconda metà del 1° Secolo A.C.,allorché Velleja divenne a tutti gli effetti “Municipium”,con tutti i benefici conseguenti.
L’indubbio interesse storico e culturale di questo luogo ha fatto si che il
C.L.A.S. lo abbia scelto come meta del suo raduno di Maggio:sono 25 gli equipaggi che si ritrovano Domenica 19 Maggio 2013 presso la sede di Arese e che imboccano l’autostrada A1,in una giornata che non sembra promettere gran che dal punto di vista climatico.
All’arrivo nella zona archeologica incontriamo Chiara,la nostra guida,con la quale iniziamo un suggestivo percorso che ci porta indietro nel tempo,alla scoperta di un mondo che sembra venirci incontro,sembra salutarci,sembra rievocare per noi momenti di vita quotidiana ormai dimenticati
Chiara ci narra che Velleja ebbe un’esistenza felice nella prima parte della sua storia ,che coincise con il momento di massima potenza dell’Impero:un’epoca in cui la città fu non solo un importante centro economico e politico,ma che attirò molta gente per le sue terme,alimentate da sorgenti salso-bromo-iodiche rinomate per le loro proprietà curative;il censimento del 76 D.C. attesta che a Velleja vivono una decina di persone che superano i 100 anni,quattro che hanno 120 anni e una di 140 .Proprio dalle terme comincia la nostra visita:ci soffermiamo davanti alle tre vasche caratteristiche dell’impianto termale e,per un momento ci pare di ascoltare il rumore dell’acqua mescolato alle voci e alle risate dei bagnanti.
Dopo le terme è la volta del mulino,che mostra ancora il suo sistema di macinatura del grano e dell’orzo,(per il mais ci vorranno ancora 1500 anni),formato da un bacino di raccolta sul quale gira una macina biconica che gira spinta da quattro schiavi.
La terza tappa è all’Antiquarium,piccolo museo che raccoglie in minima parte i reperti vejelati,perché quasi tutto è stato portato al museo archeologico di Parma:la nostra guida ha modo di raccontarci la storia della riscoperta di Velleja,della quale si era perso anche il ricordo,dopo la malinconica fine della sue esistenza.
A tale proposito occorre precisare che mentre la fine di Pompei ed Ercolano fu istantanea,in quanto dovuta ad una pioggia di cenere che coprì gli abitati in poche ore,la fine di Velleja fu graduale,coincidendo con la decadenza dell’Impero Romano :la cosiddetta “Tabula Alimentaria”,iscrizione su bronzo del 2° secolo D.C.mostra che i Veielati si trovavano in precarie condizioni economiche,tali da costringere l’Imperatore Traiano a concedere un prestito ipotecario per ristabilire l’equilibrio economico della regione,colpita anche da alcune calamità naturali,come le numerose frane dovute al progressivo ridursi dei boschi .
Chiara ci spiega che fu proprio il ritrovamento casuale della Tabula Alimentaria che indusse il Duca di Parma e Piacenza,Filippo di Borbone ad avviare una campagna di scavi ,nel 1760,e a fondare il Museo Archeologico di Parma,per accogliere la grande quantità di reperti che uscivano alla luce dopo più di 1500 anni.
Sotto un cielo finalmente sereno la visita prosegue,prima nel Foro,la cui pavimentazione originale ,ancora integra,desta lo stupore e l’ammirazione dei presenti :la nostra guida ci spiega che le colonne,ora erette,furono trovate stese a terra e ridotte in frammenti,e che l’aspetto attuale è frutto di pazienti restauri,iniziati nel 1966 e tuttora in corso.
Sul Foro si affaccia la “Taberna”,le cui fondazioni mostrano un vasto ambiente,destinato inizialmente a deposito di merci e successivamente trasformato in locale pubblico,come mostrano gli incassi presenti nelle pareti,destinati ad accogliere anfore di vino e ai fornelli su cui cuocevano i cibi.
Poco distante dalla Taverna si trova quella che, per ora,costituisce la struttura privata più ampia trovata a Velleja,una “Domus”chiamata “Casa del Cinghiale”dal mosaico su pavimento raffigurante per l’appunto un cinghiale:gli scalini portano al “Peristilium”,un portico sul quale si affacciano i locali destinati al riposo,molto più piccoli di quelli destinati alla vita diurna,come il “tablinium”,sorta di soggiorno-archivio,dove dove si trovava il tempietto votivo dedicato agli antenati,e il “Triclinium”,sala da pranzo e centro della vita di relazione della famiglia.
La visita finisce con una struttura circolare conosciuta come “Anfiteatro”,ma alla quale i più recenti studi attribuiscono la meno nobile funzione di serbatoio di raccolta dell’acqua,particolarmente utile nei periodi di siccità e posteriore rispetto alla data di fondazione della città.
Salutiamo Chiara,alla quale esprimiamo la nostra riconoscenza per le chiare ed esaurienti spiegazioni che ci hanno aiutato ad apprezzare questo gioiello della nostra cultura e storia,e ci avviamo verso la trattoria di Dorino,della quale ci hanno descritto le meraviglie,puntualmente confermato da un pranzo che i soci del C.L.A.S. hanno definito “Un pranzo di nozze”
Antonello Zecca